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Comunicato stampa

ALFREDO ROMANO

23.01 – 27.05.2023

opening 23.01.2023 | h. 16 – 21

La galleria Persano è felice di ospitare, nel giardino interno di Palazzo Scaglia di Verrua, i nuovi lavori di Alfredo Romano. Ad una grande un’installazione sonora si affianca un’opera storica ed una inedita serie di pitture su alluminio particolarmente rappresentative della sua ricerca, da sempre sostenuta da un solido impegno etico.

Non sarebbe infatti possibile comprendere a pieno il lavoro dell’artista se non colto all’interno del contesto siciliano e del suo retaggio millenario, fatto di culture e poteri in costante ascesa e declino e del rapporto di questi con l’individuo. Le opere di Romano vogliono scuoterci dall’inerzia, comunicando la condizione dell’artista in seno ad una società sopraffatta da conflitti, lotte e disperazione. I temi che vengono affrontati sono sempre complessi e legati alla fragilità della forma, alla precarietà dell’esistenza, alla caducità delle cose, alla solitudine.

Le opere, invase dal catrame, appaiono come sedimentazioni geologiche, un monito del tempo che scorre. Sotto il catrame troviamo una pittura, una storia occultata, soffocata, è un quadro che per rivelarsi ne distrugge un altro, un’entità che prevale nella sua densità oscura. La scelta della tecnica è particolarmente evocativa: un materiale edilizio, e perciò usato per costruire, ma che nel colare sembra lava bruciante e distruttiva. Il parallelismo offerto è di un potere che nell’affermazione di se stesso inghiotte e reprime ogni cosa nel tentativo di divenire totale. Come può il singolo opporsi alla compatta visione offerta da quel potere?

Una simile tensione la ritroviamo in Senza titolo (1990), dove i cilindri in marmo ordinati sulla lamiera in alluminio ci restituiscono una storia fossilizzata e impossibile da decifrare. La medesima drammaticità è inoltre evocata dall’installazione sonora. Nella musica di Giuseppe Gavazza rintracciamo una coerente urgenza espressiva, con le panche che paiono vibrare da dentro, trovando nella musica la loro voce.

Per l’artista: “Vorrei che il mio lavoro fosse un canto, che lasciasse passare un silenzio e che si allontanasse verso un punto di aspirazione comune. Che ubbidisse alla stratificazione degli antichi avvenimenti storici della nostra tradizione, al sentimento dell’esistenza, e che risvegliasse quel senso di identificazione istintiva che passa attraverso il riconoscimento di un’appartenenza fisica e poetica. Il mio lavoro è come una litania, una preghiera che si articola tra rivelazione (luce) e nascondimento (ombra)”.

Opere della mostra